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San Michele Arcangelo: tra sacro e profano

La chiesa lo festeggia il 29 settembre insieme agli Arcangeli San Gabriele e San Raffaele, come il più potente difensore del popolo di Dio, da sempre considerato il difensore della giustizia, simbolo della vittoria contro il male, e rappresentato con la spada e la bilancia tra le mani, a dimostrare che sa valutare e, se necessario, punire.
Per questi motivi , Papa Pio XII il 29 settembre 1949, lo proclamò ufficialmente patrono e protettore della Polizia, per la lotta che il poliziotto combatte tutti i giorni, al servizio dei cittadini per l’ordine, l’incolumità delle persone e la difesa delle cose.
A lui è dedica infatti

La preghiera del poliziotto
San Michele Arcangelo, nostro celeste Patrono,
che hai vinto gli spiriti ribelli - nemici della
Verità e della Giustizia - rendi forti e generosi,
nella reverenza e l'adesione alla Legge del
Signore, quanti la Patria ha chiamato ad
assicurare tra i suoi cittadini concordia, onestà
e pace affinché - nel rispetto di ogni legge - sia
alimentato lo spirito di umana fraternità. Per
questo, imploriamo dal tuo Patrocinio
rettitudine alle nostre menti, vigore ai nostri
voleri, onestà agli affetti nostri, per la serenità
delle nostre case e per la dignità della
nostra terra!
Amen

   Ma a questo glorioso Santo, nel tempo, vengono usurpati i simboli della giustizia e della pena, assunto a modello anche delle società segrete e protettore della ‘ndrangheta. Stretto è, infatti, il legame tra religione e mafia al punto che, ancora oggi, le famiglie più potenti dei paesi calabresi, gareggiano su chi debba portare la statua di un Santo per le vie cittadine, durante le cerimonie religiose.
Le cronache ci raccontano di “uomini di rispetto” che elargivano offerte importanti al tal proposito, o per avere in cambio decine di immagini del Santo che, insieme a quelle della Madonna di Polsi, vengono ancora oggi usate nei riti di affiliazione.
   In occasione della festa della Madonna di Polsi, località del comune di San Luca, si tiene infatti la “riunione” annuale cui prendono parte i maggiori esponenti della ’ndrangheta e che, notoriamente, costituisce un punto saldo dell’intera organizzazione. L’evento religioso, nel corso del quale si impartisce l’investitura delle
cariche apicali, stabilisce la composizione organica del vertice della ’ndrangheta, noto come “Provincia” o “Crimine”, assume così il valore simbolico della legittimazione divina.
  Fin dall’800 si hanno notizie di questi riti nei codici della ‘ndragheta scritti, per non disperdere le "regole sociali" , dove emerse la figura di San Michele posta al centro dei giuramenti, per cui, dopo che Il " Mastro di Giornata" raccoglie le armi di coloro che vi partecipano "in cerchio formato", recita una formula precisa dalle "regole sociali" dell'omertà, importate dalla Spagna nelle regioni del Sud in Italia.
E proprio San Michele ha un ruolo centrale durante il rito del battesimo alla 'ndrangheta quando il sangue della “punciuta” arrossa un santino che brucia, in quanto sulla sua immagine viene versato il sangue fatto sgorgare dal pollice del “picciotto” che viene associato alla 'ndrangheta.
   Un Arcangelo al centro dei riti della 'ndrangheta, tanto che spesso nelle carceri viene tatuato sulla pelle dei detenuti affiliati a questa organizzazione criminale. Ma può un Santo, simbolo del bene e della giustizia, appartenere ad un’organizzazione mafiosa che rappresenta, in ogni sua forma, il simbolo diretto del male e, dunque, di Satana?
  Un plauso va, quindi, alla scelta di organizzare, il 29 settembre 2010, la Festa della Polizia al Santuario della Madonna di Polsi, dell’allora Questore di Reggio Calabria, Dr Carmelo Casabona, per ribadire la determinazione dello Stato di liberare la Calabria dalla coltre di illegalità e dolore in cui la ‘Ndrangheta ha sempre voluto avvolgerla.

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